Non mi risulta che in passato i Paullesi abbiano mai avuto pregiudizi razziali, neanche durante la prima grande ondata di immigrati meridionali, negli anni ’50. Ricordo perfettamente le numerose famiglie alloggiate in edifici industriali trasformati in abitazioni, in fondo al mio cortile. Ricordo mia madre, che riempiva le loro pentole con l’acqua corrente della nostra cucina. Sono cresciuto giocando con bambini meridionali, diversi da me, ma bambini, come me.
Categoria: Cultura
Un libro terribilmente attuale… però scritto negli anni ’60. Potremmo defirla fantascienza perché il motore della “siccità” nel romanzo è fittizio, ma partendo da questo tutto ciò che ne consegue è terribilmente realistico: è una società che si disgrega fino alle più estreme conseguenze… è un mondo privo di eroi, un mondo dove il passato viene cancellato insieme al futuro, dove esiste solo il presente.
Sono in vacanza in Grecia e proprio oggi ho visitato un sito archeologico nel sud della Messenia, nascosto tra le colline ricoperte di ulivi che si affacciano sullo Ionio. Dal sito la vista è strepitosa, a sud si vede la città moderna di Pilo, sotto il monte San Nicola coperto di nubi, che nel nome ricorda la Pilo sabbiosa di Omero. E poi una baia vasta, tra Pilo e l’isola di Sfacteria. E’ la baia di Navarino, il luogo della grande battagia navale che a inizio ‘800 decise l’indipendenza della Grecia dai Turchi. A separare la baia dal mare si allunga l’isola di Sfacteria, dove nel quinto secolo A.C. un folto gruppo di spartani fu costretto alla resa dagli ateniesi di Demostene.
Si può fare un parallelo fra “Paullo racconta” e “Il pendio dei noci” di Gianni Oliva? Se pongo questa domanda, è scontato, la risposta già ce l’ho ed è sì.
Posto che, come ha rilevato Anna Bernardini nella prefazione di Paullo racconta, le storie ivi narrate, unite insieme, formano la Storia con la S maiuscola, anche nel romanzo d’esordio di Gianni Oliva una vicenda dolorosa e intensa che parte da un piccolo borgo valdostano, Coazze, si innesta, con i suoi personaggi, negli ultimi, concitati mesi del primo conflitto mondiale: due storie affiancate e mescolate che diventano Storia con la S maiuscola.
In questi giorni stanno nascendo i pulcini della coppia di cigni del Levadone. E’ un evento bello, che raramente si può vedere con i propri occhi, io, ad esempio, non l’avevo mai visto prima. I passanti che in questo mese hanno seguito la coppia diventando via via più numerosi, provenienti anche dai paesi vicini, con qualche eccezione hanno dimostrato attenzione, rispettando diligentemente i cartelli posti dal Comune e dal gruppo di cittadini che si sono impegnati perché la cova giungesse a buon fine.
“Paullo racconta. Sei storie per conoscere una comunità fra amicizia, visioni e divisioni, goliardia e un piccolo miracolo”.
Può anche essere che un libro di questa natura abbia senso solo per una specifica comunità. Tuttavia sono talmente interessanti ed emozionanti i racconti raccolti in questa nuovissima edizione di Comunica Books che possono valere per qualsiasi lettore e stimolare la curiosità letteraria anche di chi paullese non è.
Come ha sottolineato Anna Bernardini nella prefazione al libro, il suo contenuto ha una sostanza vitale: «non è la storia di Paullo, ma sono le storie di Paullo, che unite insieme formano la vera storia, quella con la S maiuscola».
Medioevo? Sì. Vi rifilo altri due libri su Alto e Basso Medioevo. Ancora!? Direte voi, fedeli lettori di queste pagine. Però, non fate troppo i sostenuti e gli indispettiti, so benissimo che smaniate per Alessandro Barbero e Franco Cardini. Quindi, non arricciate troppo il naso e seguitemi in questo viaggio in un’epoca affascinante.
In questi anni abbiamo spesso incontrato sui social persone che non credevano nel cambiamento climatico. Ci siamo resi conto discutendone che la loro ostinazione nel negare una realtà sempre più chiara aveva radici profonde, che non potevano essere sradicate facilmente, tanto meno con dei post su Facebook.
Il vero scandalo era però la negazione dell’aumento delle temperature. In questo caso mentivano sapendo di mentire e, purtroppo, erano liberi di farlo. Su questo punto invitiamo alla lettura dell’articolo allegato di Telmo Pievani (Le Scienze di ottobre 2024).
Franco Celenza, anzi il professor Franco Celenza, possiede un curriculum letterario impressionante ed è davvero ingente il numero di pubblicazioni da lui prodotte. È drammaturgo, poeta, saggista, narratore e autore di sceneggiati radiofonici per la Rai. Gli sono stati assegnati numerosi premi letterari, fra cui il Premio Fersen e il Premio Ugo Betti. Originario di Pescara è da oltre trent’anni cittadino di Paullo e proprio in questa nostra cittadina ha fondato il Premio Letterario Internazionale “Lago Gerundo” che ha conseguito, fino ad ora, ben ventitré edizioni, sempre da lui dirette (per intenderci, ventitré edizioni corrispondono a ventitré anni: un premio letterario longevo è il segno di un apprezzabile vitalità).
Qualche giorno fa ho pubblicato un post di rimostranze per segnalare che nel convegno sul Carnaroli del 20 febbraio non è stato coinvolto Stefano Rosa, a suo tempo bibliotecario di Paullo e responsabile del settore cultura. Rosa per primo, con il Sindaco Lorenzini, mise in risalto la paternità paullese di questa famosa varietà.
Giovedì 20 febbraio si terrà presso il Comune di Paullo il convegno “Carnaroli 1945-2025. Storia del Re dei risi: nascita e affermazione di un’eccellenza”, la prima delle tante iniziative che interesseranno il Comune in questo 80º anno dalla selezione della varietà Carnaroli. Tuttavia, noto con disappunto l’assenza tra i relatori del primo storico bibliotecario di Paullo, Stefano Rosa, che, come responsabile del settore cultura del Comune, grazie anche alla sensibilità del Sindaco Lorenzini, attraverso ricerche d’archivio per Primo recuperò gli atti notarili che comprovano la paternità del Carnaroli da parte della famiglia De Vecchi.
Due colossi nostrani della storia medioevale e della storia dell’economia, Vito Fumagalli e Carlo M. Cipolla, sono i ricercatori del passato di cui vengono presentati in questa rubrica due studi appassionanti.
Iniziamo con Vito Fumagalli e il suo splendido “Quando il cielo s’oscura. Modi di vita nel Medioevo. Il Mulino, 1987”.