Non mi risulta che in passato i Paullesi abbiano mai avuto pregiudizi razziali, neanche durante la prima grande ondata di immigrati meridionali, negli anni ’50. Ricordo perfettamente le numerose famiglie alloggiate in edifici industriali trasformati in abitazioni, in fondo al mio cortile. Ricordo mia madre, che riempiva le loro pentole con l’acqua corrente della nostra cucina. Sono cresciuto giocando con bambini meridionali, diversi da me, ma bambini, come me.
Questa proposta è stata formulata a vantaggio dell’intera comunità di Paullo, in quanto non solo modifica positivamente la viabilità comunale, ma incrementa altresì i parchi cittadini e cerca di salvaguardare le alberature lungo via Mazzarello. Non ci si limita alle proteste e agli slogan di pura opposizione; si affronta analiticamente il problema apportando un miglioramento concreto a decisioni già prese dal Sindaco e dalla Giunta. Nella consapevolezza che siamo fuori tempo massimo e che il procedimento amministrativo, nelle sue fasi decisionali, è praticamente concluso, penso sia comunque importante avanzare una proposta che risulta, a mio parere, nell’interesse di tutti, cittadini residenti, Comune e operatore economico.
Un libro terribilmente attuale… però scritto negli anni ’60. Potremmo defirla fantascienza perché il motore della “siccità” nel romanzo è fittizio, ma partendo da questo tutto ciò che ne consegue è terribilmente realistico: è una società che si disgrega fino alle più estreme conseguenze… è un mondo privo di eroi, un mondo dove il passato viene cancellato insieme al futuro, dove esiste solo il presente.
Sono in vacanza in Grecia e proprio oggi ho visitato un sito archeologico nel sud della Messenia, nascosto tra le colline ricoperte di ulivi che si affacciano sullo Ionio. Dal sito la vista è strepitosa, a sud si vede la città moderna di Pilo, sotto il monte San Nicola coperto di nubi, che nel nome ricorda la Pilo sabbiosa di Omero. E poi una baia vasta, tra Pilo e l’isola di Sfacteria. E’ la baia di Navarino, il luogo della grande battagia navale che a inizio ‘800 decise l’indipendenza della Grecia dai Turchi. A separare la baia dal mare si allunga l’isola di Sfacteria, dove nel quinto secolo A.C. un folto gruppo di spartani fu costretto alla resa dagli ateniesi di Demostene.
È una delle piante più pericolose d’Europa, e si sta diffondendo silenziosamente nei nostri boschi e lungo i sentieri di montagna. La Pànace di Mantegazza (Heracleum mantegazzianum), introdotta nell’Ottocento come specie ornamentale, è oggi una presenza invasiva consolidata …
Nella foto è ripresa l’area DD1 a San Pedrino ora, completamente ricoperta di robinie; quattro anni fa al loro posto c’era un bosco con pioppi, olmi, salici, roveri, platani e altre essenze forestali, oltre alle immancabili robinie. Il bosco come tutti sanno non c’è più, ma le robinie si ostinano a ricrescere, nonostante le ripetute pulizie da parte della proprietà. Ne avranno ancora per poco però, perché Il 18 giugno l’ufficio tecnico ha concesso i permessi di costruire e a breve vedremo le ruspe entrare in azione.
Qualche giorno fa il mio vicino di casa mi ha mandato delle belle foto dei nuovi ospiti del nostro giardino: una colonia di rospi smeraldini. A dire la verità anch’io mi ero accorto della presenza di visitatori notturni perché la mattina dovevo scopare via strani escrementi oblunghi dai marciapiedi che circondano la casa. In un primo momento avevo pensato ai topi, a una seconda invasione dopo quella che quest’inverno ha creato tanti problemi a tutto il quartiere. Dimensione e consistenza di questi escrementi era però molto diversa da quella di topo. Ma la prova che c’erano dei rospi l’ho avuta un mese fa, quando li ho sentiti cantare: un trillo armonioso e modulato che riempiva la quiete delle sere di maggio.
Oggi pomeriggio sono andato in biblioteca e mi ha colpito il gran numero di giovani in sala lettura, soprattutto universitari, che in religioso silenzio studiavano con il loro portatile aperto. Altri erano seduti in giardino, uno dei pochi luoghi in centro a Paullo in cui si può ancora godere dell’ombra di grandi alberi.
In un trafiletto di spalla a pagina 42 del Cittadino del 28 giugno Emiliano Cuti parla di almeno 50 piante morte nei parchi e nei giardini di Paullo. L’articolo evidenzia una conoscenza approfondita del fenomeno fornendo numeri esatti sulle piante morte in piazza della Libertà, in via Pasubio e in altre zone, una precisione che meriterebbe la citazione della fonte. Ma a parte questo dettaglio, in fondo poco interessante, le considerazioni da fare sono altre.
La popillia è un coleottero che appartiene alla famiglia degli Scarabeidi, originario del Giappone. Si tratta di una specie che infesta e distrugge tappeti erbosi, piante selvatiche, da frutto e ornamentali e la cui diffusione si sta ampliando. In queste settimane sta infestando i giardini e gli orti di Paullo ed è un fenomeno molto più grave di quello che si è verificato l’anno scorso, almeno a giudicare dal numero di insetti catturati dalle mie trappole.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo qui di seguito l’appello dell’associazione per il Parco Sud Milano. Il Parco è stato un’istituzione fondamentale negli ultimi quarant’anni per la salvaguardia del territorio di Paullo e, più in generale, la ricca fascia a vocazione agricola che abbraccia a sud la metropoli milanese.
Nel 1983 si costituisce il Comitato che raccoglie oltre cinquemila firme in calce a una petizione popolare per fermare la cementificazione del territorio e per la promozione di una nuova area protetta: il Parco Sud Milano. Da allora, sono tanti i cittadini, comitati e associazioni che hanno contribuito a realizzare il Parco e a renderlo un soggetto vivo, capace di tutelare e offrire opportunità di sviluppo sostenibile al suo territorio. Tra questi l’Associazione Parco Sud Milano.
Si può fare un parallelo fra “Paullo racconta” e “Il pendio dei noci” di Gianni Oliva? Se pongo questa domanda, è scontato, la risposta già ce l’ho ed è sì.
Posto che, come ha rilevato Anna Bernardini nella prefazione di Paullo racconta, le storie ivi narrate, unite insieme, formano la Storia con la S maiuscola, anche nel romanzo d’esordio di Gianni Oliva una vicenda dolorosa e intensa che parte da un piccolo borgo valdostano, Coazze, si innesta, con i suoi personaggi, negli ultimi, concitati mesi del primo conflitto mondiale: due storie affiancate e mescolate che diventano Storia con la S maiuscola.