PIOPPI CHE DIVENTANO TIGLI
Ho letto in questi giorni l’editoriale del n° 4 di Comune Aperto, il notiziario comunale di Paullo, dove si parla dell’abbattimento dei tigli storici davanti alle scuole elementari di via Mazzini. L’autore, il Sindaco dottor Federico Lorenzini, dopo un paio di colonne in cui fa dell’ironia sulle posizioni protezionistiche sostenute da comitati e associazioni, si abbandona ai ricordi del proprio passato di ragazzo, cresciuto, credo, come tutti noi, frequentando l’oratorio. Cito testualmente:
“A beneficio di memoria, ricordo dei tigli stupendi, quasi certamente secolari, molto più grandi, più belli e rigogliosi, che si erano ritagliati lo spazio per crescere lungo il lato del campo di calcio dell’oratorio. Chissà se il Sindaco di allora ne dichiarò la monumentalità, o il valore storico, chissà se si oppose fermamente all’abbattimento che fu realizzato per poter raddrizzare il campo; io ricordo che quasi piansi (non ero né sindaco né amministratore pubblico allora, per cui potete crederci).”
A onor del vero io ho altri ricordi, anche perché gli alberi di cui parla il Sindaco non erano affatto tigli, bensì pioppi, un intero filare di pioppi neri che costeggiava il campo di calcio dell’oratorio.
Non erano certamente secolari, come dice il Sindaco, perché l’oratorio fu costruito nel 1957, sotto il mandato del vescovo Tarcisio Vincenzo Benedetti, e negli anni ’70 quei pioppi non potevano avere più di trent’anni. Inoltre, non si erano affatto ritagliati lo spazio per crescere, ma erano stati regolarmente piantumati, almeno a giudicare dalla loro disposizione in alcuni punti a scacchiera.
Per quanto poi concerne la monumentalità è necessaria una premessa. In passato nelle campagne lodigiane venivano coltivati migliaia di pioppi; quasi ogni canale era fiancheggiato dal suo filare, a volte non di pioppi neri, ma di pioppi della Carolina, chiamati semplicemente “canadà”. Erano piantagioni che producevano legname con cicli di raccolta di circa 15 anni. Nel caso dell’oratorio la “piantagione” occupava tutto il lato sud del campo di calcio e non produceva legname, ma ombra nei pomeriggi d’estate, per noi ragazzi che giocavamo a pallone dalla mattina alla sera.
Nessuno, credo, ha mai pensato di considerare questi pioppi degli alberi monumentali; anzitutto perché nelle campagne intorno a Paullo ne esistevano migliaia; in secondo luogo perché il pioppo difficilmente invecchia, è legno “dolce”, una pianta che cresce in fretta e muore altrettanto in fretta. Se non viene abbattuto per produrre carta raramente supera i 100 anni.
Mi chiedo perché il dottor Lorenzini non verifichi i propri ricordi prima di esplicitarli su un giornale. Leggendo il suo articolo paullesi più giovani di me penseranno che in passato a Paullo sia già stato abbattuto un filare di tigli e che quindi non ci sia nulla di nuovo nell’abbattere oggi quello davanti alle scuole.
Non è così. L’abbattimento del filare di tigli a cui assisteremo nei prossimi giorni è in assoluto il primo che avverrà qui a Paullo. E dico questo perché mi preme salvaguardare, oltre agli alberi, anche la verità storica.
